LEZIONI DI BATTERIA A FIRENZE  - Per studiare la batteria con Daniele Trambusti:   lezioni.di.batteria@danieletrambusti.it

accordatura della batteria


accordatura dei tom-tom e procedura di massima


L’operazione più comune è quella di cambiare la pelle battente perché rotta o deteriorata ma anche in questo caso, prima di rimontarla, è sempre bene dare un’occhiata all’altezza e all’accordatura “con se stessa” della risonante come descritto al punto due.

Per il montaggio di ambedue le pelli iniziate dalla risonante come segue:


1. Prima di appoggiare la pelle sul bordo passare un dito sulla sua circonferenza per assicurarvi che non ci siano irregolarità e nel caso usate un carta a smeriglio fine, senza forzare tanto, per un uniformare la superficie. Se avete precedentemente levato la vecchia pelle questa sarà un operazione necessaria anche per ripulire bene il bordo, in questo caso ricordate anche di segnare il cerchio che avete levato per rimetterlo nella stessa posizione. Appoggiate la pelle sul fusto, cominciando da quella risonante, facendo attenzione a farla “calzare” perfettamente, per questo giratela cercando la posizione ottimale (dove va a finire il marchio della pelle non ha nessuna importanza). Se state usando una vecchia pelle e avete precedentemente fatto dei segni per ritrovarne la posizione , siete dei “grandi”!

Ora rimontate il cerchio avvitando le viti con le dita senza tendere la pelle. A questo punto col palmo delle due mani spingete sul centro della pelle per far aderire perfettamente la pelle al fusto, quindi iniziate a dare 1/2 giro ad ogni vite seguendo un ordine ben preciso: una vite e poi quella opposta e così via, per far si che la tensione del cerchio sia uniforme su tutta la circonferenza (il modo migliore e più veloce e quello di usare due chiavette sule due viti opposte). Ora ripetete la pressione sul centro fino ad udire degli scricchiolii, niente paura, non si sta rompendo niente, è solamente la membrana che si stende all’interno del cerchio di stagno dove la pelle è incollata; questo si fa per evitare che una volta accordata, la pelle si “stenda” da sola, vanificando il nostro “capolavoro tonale”. Fatto questo, spingendo leggermente la pelle al centro con un dito, cominciate, con lo stesso ordine usato in precedenza, a portare la pelle verso la sua frequenza più bassa. Col dito che spinge date anche dei colpetti per sentire quando comincia ad essere emesso un suono grave ma limpido, senza vibrazioni anomale; ci siamo, l’ avete raggiunta.


2. Ora dobbiamo accordare la pelle con se stessa, ovvero, dobbiamo essere sicuri che la tensione sia uniforme lungo tutta la circonferenza.  Martellando con il dito in corrispondenza di ogni vite ascoltate l’altezza di ogni nota e, facendo una media tra le note, uniformate con 1/4 di giro alla volta, l’altezza per ogni tirante (a questo punto l’ordine ti tiraggio non è più importante). Appena udirete la stessa nota ovunque l’accordatura della singola pelle è raggiunta. Ora attenzione, non bloccate il fusto tenendolo ad esempio tra le gambe, ma alzatelo di lato, meglio se è appeso al  suo supporto (dall’altra parte ancora la pelle non c’è) cominciate a cercare l’altezza della pelle risonante con la “fondamentale” del fusto, sempre agendo via via sulle viti opposte; niente paura con un po’ di prove non è difficile, quando percepite un suono profondo e molto risonante, ci siete. Controllate l’ultima volta l’accordatura radiale e , fatto.

Ora girate il tamburo facendo toccare la pelle a qualcosa che la muti, come un panno ripiegato e ricominciate tutta l’operazione per pelle battente. Tutto fino alla ricerca della “ fondamentale” che a questo punto sarà completata anche dalla vibrazione della risonante.

Ora una piccola pausa per capire una cosa molto importante, l’altezza della nota di un tamburo non si può allontanare più di -/+ 1 o 2 toni dalla “fondamentale” pena la perdita di efficienza sonora e/o profondità e che le pelli in commercio possono si cambiare la risposta dinamica  e timbrica del tamburo, ma anche il rapporto di accordatura tra la battente e la risonante può determinare timbrica e dinamica.

La pelle battente decide l’altezza e il carattere del suono di attacco e la risonante l’altezza del suono generale, il timbro e la durata.

Con  le due pelli accordate alla stessa altezza avremo il massimo della risonanza e durata con una tendenza ad enfatizzare la “fondamentale” (per cui avremo più medio-acute per i piccoli diametri e più basse per quelli grandi). Accordatura di solito poco adatta  ai “picchiatori” e molto usata invece nel Jazz e tutte le volte che vogliamo far sentire molto la nota del tamburo usare spazzole, feltri, bacchette leggere ed avere una grande sensibilità al tocco leggero.

Con la risonante più bassa (lasca) avremo sempre un enfasi della “fondamentale” con un suono più corposo e contemporaneamente un buon sustain delle basse frequenze (effetto, che ovviamente si enfatizza con l’aumentare del diametro dei tom) Questo tipo di accordatura era molto comune con tom a fusto corto negli anni ‘60/’70 in quanto esaltava la parte bassa del suono mantenendo un attacco veloce e una grande sensibilità al tocco.

Con la pelle risonante più alta (tesa) della battente il suono tenderà a scendere in altezza (effetto enfatizzato dal crescere del diametro e dalla tensione relativa della battente) con un forte e velocissimo attacco e una risonanza contenuta. Accordatura Rock per eccellenza e molto adatta ai “picchiatori” e molto efficace con i fusti più lunghi e i grandi spessori.

Per concludere dobbiamo comunque tenere ben presente che il suono che siamo abituati a sentire dai nostri beniamini nelle registrazioni o ai concerti è il risultato della microfonatura  e dell’amplificazione e che non  possiamo pretendere di avere il “punch” di una cassa  o di un tom equalizzati, compressi e caso mai “sparati “ a migliaia di watts, dalla nostra seppur costosissima batteria ascoltandola “a nudo” . Anche se la solo regola d’oro di una buona ripresa o registrazione è, ovviamente, un bel suono all’origine, gli aggiustamenti che vengono fatti in fase di missaggio o il guadagno di dinamica delle “power rooms” dei grandi studi usate a regola d’arte, possono essere giusto un riferimento e niente più.

Daniele Trambusti

Principali utensili per l’accordatura:

Due chiavette, per poter stringere le viti dei tamburi in senso diagonale e .....tanto orecchio!

Sequenza per il serraggio delle viti:

per tamburi a 6, 8, 10 e 12 tiranti, usando due chiavette contrapposte l’operazione diventa molto più semplice e veloce.

Il suono della batteria è molto influenzato dalle dimensioni e caratteristiche dell’ambiente.

Sopra una tipica sala di ripresa molto risonante con una parete in pietra. Sotto una sala di ripresa con soffitti molto alti e pareti in legno con superfici discontinue per controllare le eccessive riflessioni.

Le “power room” (letteralmente “stanze di potenza”) di alcuni grandi studi accentuando la risonanza delle frequenze medie, conferiscono alla batteria il tipico suono imponente.

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