LEZIONI DI BATTERIA A FIRENZE - Per studiare la batteria con Daniele Trambusti: lezioni.di.batteria@danieletrambusti.it
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I piatti musicali
I piatti della banda, erano, come i toms, per il momento appoggiati su dei feltri o appesi a dei rudimentali sostegni, ma intorno agli anni ’20, con l’inizio della produzione di piatti musicali dedicati alla batteria le sonorità prodotte dal nuovo strumento, cominciarono a diventare definite ed equilibrate.
I turchi emigrati negli USA dettero un grande contributo alla trasformazione dei piatti da banda che non erano costruiti per essere suonati con le bacchette. La grande tecnica e maestria nella forgia e martellatura del rame e dell’ottone, fu dedicata allo sviluppo di piatti musicali di sempre maggior diametro, pesantezza e precisione sonora. Tra di loro, una famiglia Armena discendente di Avedis, un alchimista del 1600 specializzato nella fusioni di particolari leghe metalliche particolarmente adatte alla produzione di piatti musicali, gli Zildjian (cognome turco/armeno il cui significato è figlio di costruttori di piatti), si trasferirono negli States dando inizio alla più importante dinastia di costruttori di piatti musicali della scena internazionale.
Anche in Italia abbiamo diverse famiglie dedicate all’imprenditoria nel settore: come i Tronci, titolari del marchio UFIP, che costruiscono canne d’organo dal lontano 1732 e dalla metà del 1800 si sono dedicati alla lavorazione del bronzo e la costruzione di campane tubolari, gong, sistri e piatti sinfonici, collaborando con Puccini, Verdi e Mascagni. Nel 1931 insieme ad altre famiglie Pistoiesi e toscane (Zanchi, Biasiei e altri) formano una cooperativa per la costruzione di patti e strumenti musicali, che dal 1968 diventa la UFIP srl (Unione Fabbricanti Italiani Piatti), dedicandosi principalmente alla produzione di piatti musicali.
La leggenda vuole che un mercante pistoiese del Seicento, avesse barattato, in Turchia, una partita di spezie con il segreto dell'amalgama dei metalli fatto sta che gli artigiani della UFIP, usano il metodo turco, cioè della fusione e battitura, ma con un brevetto esclusivo in sede di fusione, il "roto-casting". Tale metodo consiste nella rotazione velocissima della forma durante la colata, per assicurare così una densità uniforme su tutta la superficie del piatto. Una volta aperti gli stampi, i piatti vengono raffreddati e temprati alla fiamma viva, ad una temperatura di settecento gradi, per consentire al metallo appena fuso di perdere la sua fragilità, dopo che vengono torniti una prima volta e questa prima tornitura è eseguita da questi artigiani con una maestria ed una sicurezza inverosimili.
Dopo la prima sgrossata a! tornio il piatto viene martellato. E' questo il momento in cui il piatto acquista le caratteristiche di durata, brillantezza ed uniformità sonore, tipiche del prodotto finito. Il lavoro un tempo veniva eseguito totalmente a mano oggi ci si avvale di un potentissimo maglio idraulico, che si limita solamente a martellare, mentre il piatto viene girato lentamente dall' attenta mano dell' artigiano. Alla fine viene comunque eseguita una martellatura manuale, che ha lo scopo di equilibrare finemente ii grosso lavoro fatto dal maglio e un' altra più fine tornitura da al piatto il suo aspetto definitivo. Nei caso dei piatti dell: Hi-Hat viene eseguita anche una precisissima calibratura dei bordi, tra il piatto superiore e quella inferiore, in modo da assicurare una assoluta precisione di contatto lungo tutta la circonferenza.
Un interessante descrizione di tuta la fase della lavorazione la potete trovare a questo link del sito ufficiale UFIP
LA STORIA della batteria
Due piatti cinesi
Uno splash da 8” degli anni ’30
Dal catalogo Rogers del ’38 la pagina dedicata ai piatti Zildjian
Il mio HH UFIP Bionic Series da 13”
Daniele Trambusti
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